S. Maria in Vallicella

La Chiesa di Santa Maria in Vallicella, tradizionalmente detta Chiesa Nuova, è un edificio di culto di Roma, che sorge sulla omonima piazza, situata nel centro storico della città, nel rione Parione.
La chiesa è legata alla figura di san Filippo Neri (1515-1595), fondatore nel 1551 della Congregazione dell’Oratorio.
Origini
La chiesa sorge sull’area di una leggera depressione naturale, detta la Vallicella, nella pianura del Campo Marzio, luogo malsano e insalubre, forse corrispondente al sito del Tarentum, santuario romano sotterraneo dedicato al culto delle divinità infernali Dite e Proserpina.


Chiesa preesistente e Madonna vallicelliana
La chiesa medievale di Santa Maria in Vallicella è menzionata per la prima volta in una bolla di papa Urbano III del 14 febbraio 1186, dove è elencata come parrocchiale e dipendente da San Lorenzo in Damaso. Nel XV e XVI secolo era conosciuta anche con il nome di Santa Maria in Puteo albo, per la presenza di un’antica vera di pozzo (in latino, pŭteus), in marmo bianco.
Nella chiesa, fondata probabilmente da san Gregorio Magno alla fine del VI secolo, era conservata un’immagine miracolosa: si tratta di un dipinto murale, ad affresco, raffigurante Madonna con Gesù Bambino e due angeli, detta Madonna della Vallicella (XIV secolo), originariamente collocato all’esterno di una “stufa”, o bagno pubblico, che dopo essere stata colpita da un sasso, iniziò a sanguinare, divenendo così oggetto di culto.
Nel 1535 quando la chiesa medievale era in demolizione, la Madonna compì un secondo miracolo, sostenendo una parte del tetto che rischiava di crollare sui fedeli che assistevano alla Messa.
Nel 1574, l’immagine sacra era stato già staccata e affidata al rettore della chiesa della Vallicella, che la custodiva nella sacrestia. Successivamente il dipinto venne collocato sull’altare maggiore della Chiesa Nuova.


Costruzione della “Chiesa Nuova”
Nel 1551 san Filippo Neri fondò la Congregazione dell’Oratorio, che venne approvata da papa Gregorio XIII con la bolla Copiosus in misericordia Deus del 15 luglio 1575. Nella stessa si assegnava alla congregazione l’antica chiesa, che era tuttavia in cattivo stato di conservazione. La ricostruzione dell’edificio (da qui il nome tradizionale di “chiesa nuova”) venne affidata all’architetto Matteo di Città di Castello, che nella pianta a navata unica con quattro cappelle riprese come modello la Chiesa del Gesù all’epoca ancora in costruzione. La cerimonia di posa della prima pietra si tenne nel 1575 alla presenza del cardinale Alessandro de’ Medici (1535-1605), futuro papa Leone XI.
Dal 1586 al 1590, subentrò nella direzione dei lavori Martino Longhi il Vecchio (1534-1591), architetto di fiducia del principale committente, il cardinale Pierdonato Cesi (1522-1586), il quale predispose un progetto per la facciata, aggiunse una quinta cappella per lato, trasformò in navatelle quelle già edificate ricostruendole in forma semicircolare sull’allineamento delle due nuove ed eresse l’abside, il transetto e la cupola, allontanandosi così dal modello gesuita, che comunque si ritrova nella facciata, eretta tra il 1594 e il 1605, su disegno di Fausto Rughesi e finanziata da Angelo Cesi (1530-1606), vescovo di Todi e fratello del cardinale.
La chiesa venne terminata e consacrata nel 1599, dopo la morte di san Filippo Neri, il quale secondo le nuove regole tridentine, voleva un edificio grande, semplice con bianche pareti senza particolari decorazioni e variegati marmi.


Dal Seicento a oggi
Nel corso del XVII secolo, come precedentemente ricordato, contro l’esplicito desiderio del Santo, fu aggiunta la ricca decorazione interna, compiuta poi nel XVIII secolo.
Nel 1614 fu completata la scalinata antistante la chiesa e nel 1666 venne aggiunto il campanile a opera di Camillo Arcucci.
Papa Gregorio XV (1621-1623), il 22 marzo 1622, soppresse la parrocchia e distribuì il suo territorio alle parrocchie limitrofe.
La cupola fu modificata nel 1650 da Pietro da Cortona, che vi aggiunse una lanterna sormontata da un cupolino per permettere una migliore illuminazione dell’interno.
Il fianco destro della chiesa, dopo l’apertura della strada che la costeggia, fu rivestito nel 1675 con una cortina laterizia per opera di Carlo Rainaldi.
Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio[2]del Regno d’Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
L’edificio, con il contiguo Oratorio dei Filippini, si affacciava in precedenza su una piccola piazza chiusa, oggi scomparsa in seguito all’apertura nel 1885 di Corso Vittorio Emanuele II.
Nel 1895 fu interamente rifatto il pavimento marmoreo della chiesa.
La chiesa è stata eretta di nuovo come sede parrocchiale, il 1º giugno 1905, da papa Pio X (1903-1914) con la costituzione apostolica Almae Urbis nostrae e affidata alla Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri.